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Deroghe per i rifiuti: "E se la cura fosse peggio della malattia?"

Deroghe per i rifiuti: "E se la cura fosse peggio della malattia?"

mercoledì 6 maggio 2020/Categorie: Il Direttore - C.Salvestrini

E se la cura fosse peggio della malattia? Con l’emergenza Coronavirus, il sistema di gestione dei rifiuti è andato in tilt, ma in realtà è un po’ come quello che è accaduto con l’emergenza sanitaria. Diciamocelo chiaramente: non è che prima il nostro sistema ospedaliero e di assistenza territoriale godesse di ottima salute, ma con il Coronavirus sono emerse una ad una quelle carenze endemiche frutto di scelte politiche scellerate perpetrate nel tempo.

Lo stesso è venuto fuori per i rifiuti. Se ad un certo punto si è  paventato il rischio dello stop alla raccolta differenziata, non è di certo per il Covid 19, semmai per problemi che non sono stati affrontati o sono stati affrontati male.

In questi anni il Polieco ha censito le centinaia di incendi che si sono sviluppati  negli impianti dei rifiuti e percorso le “Terre dei fuochi” sparse in tutto il Paese. Il rischio che le deroghe alle autorizzazioni atte a disciplinare lo stoccaggio dei rifiuti nelle piattaforme e nei depositi temporanei possa creare una condizione di pericolo è elevato. Se già in condizioni ordinarie, la cronaca ci ha messo dinanzi a scenari preoccupanti sotto il profilo del danno alla salute, cosa potrà accadere adesso che si potrà consentire il deposito temporaneo di quantità doppie rispetto a quelle attualmente previste, nonché l’aumento della capacità di stoccaggio degli impianti con riferimento alle operazioni di gestione dei rifiuti di deposito preliminare e messa in riserva?

Purtroppo proprio nelle emergenze si possono commettere gli errori che poi si trascinano per anni lasciando segni difficili da sanare.

Ne sa di certo qualcosa la Campania, dove la perenne emergenza rifiuti ha visto nel tempo uno spreco di risorse, infiltrazioni della camorra nella gestione e conseguenze ambientali che resteranno ancora vive per molto tempo. Sconcerta che dopo tanti anni, proprio in Campania, una regione in cui prima che altrove è cominciato un percorso di consapevolezza,  una delibera della giunta regionale preveda l’aumento delle quantità nelle piattaforme per una percentuale del 20% rispetto a quanto previsto dalla normativa  e il raddoppio dei cumuli dei rifiuti nei depositi temporanei.

Ma se già prima la situazione era difficile, con la macchina dei controlli in affanno, nonostante una task force eccellente capeggiata da un delegato del Governo, che comunque non è riuscita a garantire una drastica riduzione degli incendi ( anzi, purtroppo, lo scorso anno sono di nuovo aumentati), cosa potrà mai accadere oggi? L’alibi dell’emergenza non rischia di vanificare il lavoro fatto finora, in termini di prevenzione e sensibilizzazione delle persone? Non ci ritroveremo a contare più incendi di ieri? Se è vero che si ha difficoltà a indirizzare gli scarti della lavorazione verso Paesi terzi per liberare i piazzali degli impianti, significa che il nostro sistema riusciva a mantenere un equilibrio non autosufficiente, come più volte abbiamo messo in evidenza-

E se anche i prodotti del comparto del riciclo non riescono a trovare sbocchi, non è di certo solo per il lockdown, ma perché per anni non si è dato vita a un sistema incentivante. Perché agire con le deroghe, quando si dovrebbe intervenire con un’azione netta  per offrire una strada sostenibile ai riciclatori? E questo soprattutto adesso che, con il calo del prezzo del petrolio, le imprese del settore, già in grave difficoltà prima, dovranno fare i conti con un costo della materia vergine inferiore rispetto a quella rigenerata. Le emergenze possono diventare un’opportunità per porre rimedio in tempi più celeri ai problemi, ma riconoscendoli e risolvendoli, non cercando di mettere toppe che ci fanno tornare indietro di anni!

 
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