PolieCo
Search
× Search
Tutte le news

Articolo della sezione Affari e Finanza de "La Repubblica" sul riciclo della plastica

lunedì 7 ottobre 2013/Categorie: News

"Da rifiuto a risorsa l’economia verde guarda al riciclo della plastica"

L’ITALIA, CONSIDERATA OGGI TRA I PAESI “RINUNCIATARI”, TENTA DI RECUPERARE LA PASSATA LEADERSHIP NEL RIUSO DEL MATERIALE ALTRIMENTI INQUINANTE

dall'articolo di Luca Palmieri su "La Repubblica"


Milano. La plastica è da sempre considerata un serio problema per un futuro del pianeta sempre più all’insegna dell’ecologia. Negli ultimi tempi però la situazione sta cambiando, dal momento che anche questo materiale, se riciclato nel modo giusto, può contribuire alla creazione di un’economia verde, generando risorse e posti di lavoro. L’obiettivo di consorzi come PoliEco è proprio questo e il primo passo è quello di riportare l’Italia ai livelli del recente passato, quando era arrivata ad essere leader nel settore del riciclo delle materie plastiche, e del polietilene in particolare, cedendo poi il passo all’esportazione e a differenti forme di smaltimento che hanno fatto diventare il nostro paese povero tanto di materiale riciclato quanto di materie prime. E nello studio “Da rifiuti a risorse. Il futuro nella gestione delle plastiche”, presentato lo scorso 20 settembre ad Ischia, viene evidenziato come i paesi europei siano diventati “diversamente riciclatori, intermediari o rinunciatari” (con l’Italia presente in quest’ultimo campo) e abbiano sempre più importato materiali prodotti con riciclato di dubbia origine, con un impatto negativo sia per l’economia che per la salute. Nel 2011, di tutta la plastica richiesta dal mercato europeo, è stato intercettato un quantitativo di rifiuti pari a 25,1 milioni di tonnellate, in aumento del 2,4% rispetto al 2010, più che doppio rispetto al tasso di crescita della domanda

di plastiche vergini (+1,1). In discarica sono finite 10,2 milioni di tonnellate, mentre la quota residua è stata destinata a recupero di materia o energetico, con un tasso pari al 59,1% di tutti i rifiuti raccolti ed al 31,7% dei materiali vergini immessi sul mercato. I dati più allarmanti sono quelli sul mercato della contraffazione. In Italia il giro é valutato in circa 7 miliardi di euro e questo comporta minori entrate fiscali per 1,7 miliardi e una perdita di 110mila posti di lavoro. Tra i settori più colpiti emergono abbigliamento e accessori (2,5 miliardi di euro), seguiti da cd, dvd, pirateria informatica e dal comparto agroalimentare (1,1 miliardi di euro). Secondo i dati rilevati dalle dogane europee l’aumento del fenomeno nel corso del 2011 é stato addirittura del 15% mentre il 73% dei prodotti contraffatti in Italia é risultata provenire dalla Cina. Il problema é quindi europeo e non riguarda solamente l’importazione dal momento che circa il 25% delle spedizioni di rifiuti inviate dall’Ue ai paesi in via di sviluppo di Africa e Asia risulta avvenire in violazione delle normative internazionali. «L’uso di prodotti riciclati — spiega Gian Maria Fara, presidente di Eurispes, che ha realizzato lo studio assieme a PoliEco — è sempre più centrale e strategico soprattutto per quelle nazioni, come la nostra, povere di materie prime. Il valore economico di questi prodotti ha conosciuto un andamento significativo, soprattutto per quanto riguarda il settore della plastica, più sensibile all’andamento del mercato del petrolio. Assisteremo ad una “guerra delle plastiche”, dalla quale uscirà vincente solo chi si sarà dotato degli strumenti idonei al recupero di materia, al riciclo dei rifiuti e al loro riutilizzo». La soluzione del problema è possibile seguendo alcuni accorgimenti, il primo dei quali riguarda l’azione sul territorio dei luoghi di produzione, attraverso un lavoro congiunto tra le varie istituzioni e le aziende, per captare i materiali prima che siano considerati rifiuti, evitandone in questo modo lo spostamento e la conseguente probabile dispersione. Un contributo fondamentale deve arrivare dalla politica, dal momento che è assolutamente necessario riproporre in fase legislativa la condizione che gli impianti di riciclo in cui si conferiscono all’estero i prodotti riciclabili abbiano caratteristiche conformi a quelle stabilite dalle leggi della comunità europea. E poi serve la promozione di un mercato dei prodotti riciclati (Acquisti Verdi) totalmente made in Italy. Il business del riciclo di plastica vale migliaia di posti di lavoro. E’ insidiato da una contraffazione da 7 miliardi di euro con minori entrate fiscali di 1,7 miliardi
Stampa
 
Servizi
 
Termini di utilizzo Cookie Policy Privacy Copyright 2022 by Cosorzio PolieCo
Back To Top