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Norme e sentenze
L’adesione ad un sistema alternativo di gestione dei rifiuti non è scappatoia per non adempiere alle obbligazioni ambientali nell’esercizio dell’attività di impresa

L’adesione ad un sistema alternativo di gestione dei rifiuti non è scappatoia per non adempiere alle obbligazioni ambientali nell’esercizio dell’attività di impresa

martedì 23 novembre 2021/Categorie: Sentenze

L’imprenditore che svolga la propria attività di impresa nell’ambito della filiera dei beni a base di polietilene è tenuto ad adempiere alle proprie obbligazioni ambientali – anche attraverso la presentazione delle dichiarazioni periodiche obbligatorie per il periodo antecedente alla nascita del sistema alternativo ed al correlato versamento del contributo ambientale. Nel caso concreto il principio è stato affermato per una delle imprese cofondatrici di un sistema alternativo, Ecopolietilene, nei confronti della quale si era mosso il Consorzio nazionale dei rifiuti dei beni in polietilene PolieCo quale consorzio avente la responsabilità generale e rispetto all’intera quantità immessa sul mercato nazionale. Il principio è stato sancito, per il periodo compreso fra il dicembre 2016 e il giugno 2020, dal Tribunale di Roma - sezione XVI Civile - con ordinanza n. 21744 del 18 novembre 2021.

“Essendo precettivo l’obbligo di adesione a PolieCo nell’arco temporale che va dal 15 dicembre 2016 al 19 giugno 2020”, data di autorizzazione del sistema alternativo [in questo caso Ecopolietilene] la conseguenza, secondo il Tribunale di Roma, è che è solo da quel momento che l’impresa “è tenuta a versare i contributi ad organizzazione alternativa a quella di PolieCo”, mentre  sussiste, “nella predetta finestra temporale precedente” (presa in considerazione, cioè quella che corre dal 15 dicembre 2016 - 19 giugno 2020), l’obbligo di adempiere attraverso il Consorzio nazionale PolieCo, come consorzio messo a disposizione dal legislatore affinché tutti gli operatori del settore abbiano uno strumento collettivo a disposizione. Ancora: ciò vale fino all’eventuale momento in cui non costituiscono un sistema alternativo autorizzato ai sensi dell’art. 234 T.U. Ambiente.

Da qui la correlata necessità di rendere le dichiarazioni periodiche per quel periodo, facendosi carico, attraverso lo strumento generale del Consorzio PolieCo delle obbligazioni maturate, in verità senza potersi avvalere dei benefici di cui all’art. 31 dello Statuto del Consorzio PolieCo, approvato con d.m. n. 155 del 23 maggio 2019.

L’ordinanza - dopo aver dato atto della correttezza del comportamento del Consorzio PolieCo, osservando che esso “quale ente principale tutore dell’ambiente istituito per legge, non poteva che compiacersi per la scelta finalmente ambientale” fatta dall’impresa e che allo stesso “non importava a quale sistema si intendeva aderire non essendo inteso il sistema Ecopolietilene come concorrente di esso istante in ambito commerciale, sebbene quale operatore che perseguiva le medesime finalità di natura ambientale” – ha nel dettaglio precisato che “le imprese che aderivano, sia come fondatori che come semplici partecipanti, al sistema Ecopolietilene non potevano trarre il vantaggio di vedere assolte le obbligazioni ambientali anche per gli anni pregressi”.

Del resto, poi, come si evidenzia nell’ordinanza, “la partecipazione - addirittura quale socio fondatore del Consorzio Ecopolietilene - a detto sistema alternativo e le chiare finalità dello stesso costituivano una ammissione esplicita della esistenza in capo all’impresa della obbligazione ambientale” finora dalla stessa invece contraddittoriamente negata, con riferimento ai rifiuti speciali rappresentati dai beni in polietilene.

Un provvedimento giudiziale quello del Tribunale di Roma che dovrebbe porre fine alla pratica di utilizzare l’adesione ad un sistema alternativo per eludere le obbligazioni ambientali evase e non assolte in precedenza. Si tratta di un espediente che non danneggia il Consorzio PolieCo, che non ha fini di lucro, ma che crea danni all’ambiente, anche determinando un illegittimo svantaggio a danno delle migliaia di imprese del settore che da venti anni adempiono, tramite il PolieCo, alle loro obbligazioni ambientali.

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