Una sentenza, qui il link CORTE DI CASSAZIONE: IMBALLAGGIO SOLO CIÒ CHE EFFETTIVAMENTE CONTIENE MERCE (polieco.it), che ha stabilito con assoluta precisione che un bene non costituisce imballaggio se non è materialmente e concretamente adibito a tale funzione.
“Costituisce imballaggio ai fini dell’art. 218 del d. lgs. n. 152 del 2006, in attuazione della direttiva 94/62/CEE, il prodotto adibito a contenere e proteggere beni destinati alla circolazione di mercato”, scrive infatti la Cassazione, asserendo così che non può definirsi imballaggio un bene, fino a quando non è unito alla merce destinata alla vendita.
Il Tribunale di Roma (Sez. 16ª, giudice monocratico dottoressa Cristina Pigozzo), con sentenza del 27-30 luglio 2023, ha dato piena applicazione al principio enunciato dalla Cassazione, in particolare sottoponendo a revisione una sua precedente giurisprudenza.
La sentenza chiarisce come dalle altre norme delle disposizioni europee ed italiane emerga inequivocabilmente che la nozione di produttore si riferisce a quella delle merci che devono essere imballate e non a quella dell'imballaggio o del materiale di imballaggio. Nel contesto dell'art. 3, punto 1, primo comma, della direttiva 94/62, si riferisce al produttore delle merci, ad esclusione del fabbricante dei prodotti di imballaggio.
Da tale pronuncia, si evince – come chiarito dalla Suprema Corte - che “la funzione del contenere e proteggere all'interno del ciclo produttivo esula dunque dalla nozione di imballaggio rilevante per la disciplina in esame, né l'attività produttiva può rientrare nel concetto di "manipolazione", che rinvia chiaramente alla sottoposizione della merce a trattamento ai fini dell'imballo e della messa in circolazione”.
In altri termini, la bottiglia fabbricata per contenere acqua minerale diventa imballaggio solamente quando viene unita alla merce, cioè riempita dal produttore dell’acqua.
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