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Pericoloso ritorno al passato con interesse delle mafie nel PNRR

Pericoloso ritorno al passato con interesse delle mafie nel PNRR

lunedì 11 ottobre 2021/Categorie: Comunicati stampa, Convegni

Ritrovare la tensione sociale e aumentare la pressione giudiziaria e politica. E’ lungo questo asse cartesiano che magistrati, giornalisti e rappresentanti del Governo hanno discusso al Forum Polieco sull’economia dei rifiuti. Allarmi gravi sono stati lanciati da Eugenia Pontassuglia, Sostituto Procuratore della Dna, parlando di una pericolosa inversione delle rotte dei rifiuti e di un ritorno ai tombamenti dei rifiuti dal nord al sud con un preciso interesse delle mafie. “Gli imprenditori che hanno come unico obiettivo massimizzare il profitto si affidano agli intermediari che – ha detto Pontassuglia- non si preoccupano dell’eticità dello smaltimento ma ricorrono ancora una volta al tombamento dei rifiuti nei terreni, nelle cave e a qualsiasi altra soluzione come l’incenerimento selvaggio. E’ stato ricostruito un complesso traffico organizzato retto dalle attività di un gruppo criminale di Taranto attraverso un giro di società fittizie con colleghi in Campania ed in Piemonte”.

Per Silvia Bonardi pm della Dda di Milano: “Il fenomeno dei traffici dei rifiuti è per gran parte ormai in mano alla mafia. E’ chiaro che serve una politica che vada oltre le indagini ed i procedimenti giudiziari. Dopo aver scoperto i traffici, sequestrate le imprese ed i terreni, averli portati fino all’ultimo grado di giudizio è chiaro che bisogna poi agire nell’alveo delle bonifiche e del riutilizzo di quelle confische. Ed invece, si resta fermi dando la colpa alla mancanza di fondi. Le falle sono evidenti e mi chiedo come mai non si sia pensato per esempio, a destinare una parte del fug generata dalle confische delle indagini penali alle bonifiche”.

Il quadro odierno –ha spiegato Antonello Ardituro sostituto procuratore della Procura di Napoli- ci riporta al 1997 e ci fa tristemente dire che siamo dove eravamo. Nella programmazione della transizione ecologica si guarda all’impatto del futuro senza risolvere l’impatto del passato che certamente non è irrilevante. E’ stato dimostrato che esiste una stretta correlazione tra inquinamento e danni alla salute ma stanno arrivando soldi per la riqualificazione delle imprese, per il miglioramento nei trattamenti e non avremo un euro per bonificare. Le mafie hanno capito che quei fondi sono oro e non si faranno scappare l’opportunità”.

Ardituro ha sottolineato “il rischio concreto dell’appannaggio delle mafie infiltrate anche nella transizione ecologica. Un vero e proprio paradosso”. E ancora: “Possiamo continuare a trattare il fenomeno dei traffici con vecchi strumenti di indagini definibili artigianali? Ovviamente la risposta è no e piuttosto dovremmo guardare con interesse all’intelligenza artificiale proprio per i reati ambientali con un’azione di prevenzione delle rotte e dei traffici”.

Per Cesare Sirignano Sostituto Procuratore presso il Tribunale di Napoli Nord: “Se investissimo seriamente nell’analisi dei dati, molti problemi sarebbero presto risolti e molti altri non ce li saremmo trovati ripetuti nel tempo specie per quel che riguarda il traffico dei rifiuti ed il loro smaltimento illeciti. Ditte che trasportano ancora rifiuti li conoscevamo già diversi anni fa ma il mancato incrocio dei dati, non ci ha consentito di fermare la loro illecita condotta. Con l’incrocio dei dati, saremmo anche in grado di individuare nettamente le imprese che si aggiudicano gli appalti in complicità con il clan criminali o con gli apparati istituzionali che spesso sono proprio figli di ambienti mafiosi”.

E ha rimarcato pure, Renato Nitti, capo della Procura della Repubblica di Trani: “Tutti i buoni propositi che pure ci eravamo dati già qualche anno fa, non si sono poi concretizzati. Non abbiamo per esempio, ancora sviluppato dei protocolli investigativi diffusi in tutte le Procure e questa è una nostra precisa responsabilità”.

Nitti ha sottolineato il valore del lavoro svolto dal Polieco nell’individuazione di traffici transfrontalieri grazie al quale sono stati avviati procedimenti giudiziari. “Se non fosse stato per questo lavoro, interi flussi – ha detto Nitti- sarebbero sfuggiti alla nostra attenzione. Abbiamo impiegato molto tempo per capire quello che stava avvenendo nei capannoni. Le indagini sui rifiuti tombati, pensavamo fossero il terminale del traffico e quindi esultavamo parlando di ecomafie ma difatti non capivamo che quello doveva essere un punto di inizio. Ora lo sappiamo e dobbiamo farne tesoro”.

Roberto Pennisi, magistrato della Direzione Nazionale Antimafia e Antiterrorismo, intervenuto al Forum, ha evidenziato il ruolo fondamentale che ha il Consorzio Polieco. “L’unico che ha lavorato per controllare e monitorare il tracciamento dei rifiuti, per questo è stato perseguitato”.

Il sottosegretario alla Giustizia, Francesco Paolo Sisto ha evidenziato come la politica nazionale dei rifiuti sia oramai strettamente connessa al problema ambiente, alimenti e salute. “Sotto il profilo politico, economico, giudiziario e della tutela dell'imprenditore va – ha spiegato il sottosegretario- evitato di criminalizzare ogni cosa. Il Pnrr deve essere occasione per aiutare quelle imprese che vogliono operare nella legalità. In questo contesto il tema dei rifiuti e dell'ambiente deve diventare un discorso condiviso e sinergico tra tutti gli stakeholder: magistratura, avvocatura, forze dell'ordine e consorzi". “Il Polieco – ha aggiunto Sisto- costituisce, in tal senso, un esempio di consorzio coraggio, il Forum internazionale sui rifiuti di Napoli è l'unica sede in cui di discute di tutela della legalità e percorsi dei rifiuti, ovvero problemi che non tranquillizzano il paese. Non mi sembra che ci siano altri posti dove si parla di questioni simili, in maniera così qualificata. Non è un caso che ci sia una platea di forze dell'ordine, avvocati e magistrati, a garanzia che sia un'occasione di ricerca delle legalità".

Assolutamente lucido l’intervento di Antonio Musella, giornalista di Fanpage, sottolineando come “il trasporto dei rifiuti, di fatto agevola la possibilità di favorire gli smaltimenti illeciti e dunque le organizzazioni criminali. Se i rifiuti viaggiano per l'Europa e per l'Africa, su navi e camion spostiamo semplicemente il problema ed il piano legale e quello illegale finiscono per intersecarsi, aprendo le autostrade ai trafficanti. Un sistema di smaltimento che prevede un ciclo che non è chiuso, una carenza impressionante di impianti di trattamento e smaltimento e che impedisce la crescita della percentuale di raccolta differenziata nelle principali aree metropolitane del paese”.

Di pericoloso allentamento della tensione sociale che dal 2008 in poi aveva tenuto banco, ha parlato anche Dario Del Porto, giornalista di La Repubblica. “Le tracce e gli indizi di quanto sarebbe accaduto c’erano già negli anni 90. Non c’erano ancora le rilevanze giudiziarie ma leggendo il territorio, i traffici dei rifiuti e i tombamenti poi scoperti si sarebbe potuto fermarli. Poi l’attenzione è venuta drammaticamente meno. Chi invece l’ha mantenuta sono le mafie, scegliendo di far abbassare i riflettori per potersi infiltrare con maggiore facilità. Allora, oggi, leggendo il territorio per bloccare i processi illeciti bisogna risolvere le emergenze”.

Alla seconda giornata del Forum Polieco hanno partecipato anche Giuseppe Ungherese, responsabile della Campagna Inquinamento Greenpeace, Klaudja Karabolli, giornalista investigativa albanese e il magistrato bulgaro Danail Bogdanov Shostak.

 

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